Nel 1600 giunse in Italia, a seguito dell’Armada Espagnola, il giovane e valoroso generale Francisco Moles.
Coperto di gloria ed onori, per le molteplici campagne alle quali aveva brillantemente partecipato. Dopo un periodo di andirivieni tra Spagna ed Italia, scelse di stabilirsi definitivamente a Napoli. Ivi sposò una ricca nobildonna napoletana, e da quella unione nacquero due figli: Annibale e Camillo.
Così come già in Spagna, la famiglia ascese ad alto rango e potenza ottenendo nel 1675 il titolo di duca ed il feudo di Parete vicino la città di Salerno. La famiglia fu così aggregata al patriziato napoletano presso il seggio di Portanova. Dal 1720 a tutto il 1922, i discendenti del ramo Annibale furono ascritti all’Ordine dei Cavalieri di Malta. I due fratelli ebbero vari possedimenti nella zona dell’alta Lucania così come in Puglia.
Mentre il ramo di Camillo prolificandosi si disperdeva in varie zone, perdendo via via potere ed alienando ricchezze, quello di Annibale riuscì a conservare una certa agiatezza e potenza, generando un numero inferiore di discendenti.
Il ramo di Annibale ha dato seguito ai Moles di Garaguso che, ancora nel 1843, furono riconosciuti nella antica nobiltà ed ammessi alle Regie Guardie. Altre notizie non sono pervenute se non la tuttora anacronistica iscrizione nel registro dei feudatari col titolo di nobili.
All’ingresso della città di Gravina in Puglia, vi è una strada intestata ad Annibale Moles.
A Barcellona in Spagna, una larga strada, posta tra il centro e la periferia, rimane intitolata al generale Francisco Moles.
Il portale d’ingresso al palazzo di famiglia in Garaguso era sormontato da uno stemma raffigurante al centro uno scudo crociato (memore del cavalierato maltese) con le iniziali A. M. (Angelo o forse Annibale Moles) sormontato da una corona araldica con sotto inciso principis obsta (resistere dall’inizio). Detto stemma, una volta rimosso, è stato restaurato e conservato.
Le origini del palazzo, che domina l’attuale Piazza Europa, risalgono ai primi anni del 1700. Era costituito da un solo pianoterra con pianta ad L, con tre androni ed un’ampia stalla, il tutto servente da ricovero e rifugio dopo le battute di caccia, circondato da arbusti e ricca vegetazione.
Distanziate tra loro, alcune casette di contadini. Un po’ più in alto, quasi isolato, un castello diroccato ove poi fu eretta casa Magnante. Il piccolo nucleo di contadini si dedicava all’allevamento dei maiali per la grande presenza di querce producenti abbondanti ghiande.
Sul finire del 1700, allorquando Garaguso, Oliveto e Calciano, costituivano un solo Comune appartenente al dipartimento del Bradano riferito al Cantone di Stigliano, si pensò di ampliare la costruzione innalzando un primo piano ed allargandone la base. Fu così trasformato da tenuta di caccia ad abitazione.
Agli inizi del 1800 fu eretto un secondo piano ed aggiunto un corpo di fabbrica ad un piano, sottostante la terrazza, con frontespizio sulla piazza. In tempi successivi, detti lavori di ampliamento si dimostrarono atti ad ospitare ed istituire in Garaguso il primo presidio di Polizia militare, rappresentato dalla Guardia Nazionale avente il controllo anche sui territori di Oliveto e Calciano. Col completarsi del palazzo anche la piazza cominciava a configurarsi, in acciottolato, con una schiera di case a pianoterra, lungo il lato sinistro per chi entra in paese. Dette casette, bene allineate, avevano un ant’ingresso rettangolare eretto da muretti comuni con cancelletto di legno.
Tra la metà del 1800 e i primi anni del 1900 Garaguso iniziò a meglio svilupparsi con altre case sempre più raggruppate, sia nelle vicinanze e dintorno casa Moles che più in alto verso casa Magnante e la canonica, ove, alle vecchie casupole, se ne aggiunsero altre dando forma completa al vecchio borgo di Fondaco e Filera.
Fu così che la pianta del paese assunse una prevalente forma circolare. Ancora in quel periodo, anfratti e boscaglia, per un vasto territorio, sino alle pendici di Grassano, Oliveto e S. Mauro Forte, costituivano rifugio ideale per banditi e malfattori, che spesso taglieggiavano i contadini sottraendo loro bestiame e farina. Iniziava così una lunga battaglia contro il brigantaggio che, a pretesto, si ammantava di falso patriottismo a difesa della causa borbonica e contro l’Unità d’Italia. Detti falsi ideali servivano in apparenza per coprire e giustificare atroci misfatti.
L’attacco dei briganti
Correva l’anno 1861, a metà del mese di Ottobre, Garaguso, Salandra, Accettura e Grassano furono fatti ripetutamente segno di scorribande ladresche e sanguinarie da parte del brigante Carmine Crocco. Forte di oltre cento uomini a cavallo, coordinava nella zona incursioni veloci per poi sembrare sparire nel nulla. Per questo motivo fu ulteriormente rafforzato, in Garaguso, il presidio
della Guardia Nazionale, comandato dal Capitano Angelo Moles (primo ed unico comandante della Guardia Nazionale in Garaguso).
A beneficio dei giovani che forse ne ignorano l’esistenza, apro una breve parentesi, perché il Corpo della Guardia. Nazionale ha avuto un ruolo determinante nella protezione della popolazione civile e nel perseguimento dei reati, in un momento storico triste per Garaguso ed il suo circondarlo. Definizione di Guardia Nazionale: Corpo armato al fine di garantire la sicurezza interna e per concorrere alla sicurezza esterna. Questo corpo operò in Italia centrale e meridionale, dal 1859 al 1861.
Dopo l’Unità d’Italia partecipò attivamente alla repressione del brigantaggio, con diversi battaglioni detti Guardia Nazionale mobile, partecipò alla campagna del 1866. Con l’ordinamento Ricotti del 1871 l’Esercito fu diviso in: Esercito permanente, Milizia Mobile e territoriale. La Guardia Nazionale fu così definitivamente sciolta per far posto all’arma dei Carabinieri.
Quando si aveva sentore dell’avvicinarsi al paese dei briganti, il portone del Palazzo veniva aperto per dare rifugio e salvezza a quei compaesani che lo richiedevano, mentre altri fuggivano nelle campagne circostanti o si barricavano in casa. Ma una notte, mentre la maggioranza delle guardie erano fuori paese, lo stesso palazzo fu assaltato dai briganti.
Questi non riuscirono a salire al primo e secondo piano per via delle porte al pianoterra che erano state ben rafforzate, ma riuscirono ad entrare nella cantina ove fecero man bassa di provviste. Dopo, per vendetta verso il Comandante Moles, si introdussero nelle stalle tagliando, con i loro affilati coltellacci, i tendini ai cavalli e ai buoi. Nell’inseguimento che ne seguì, un solo brigante fu arrestato dall’esigua Guardia Nazionale, ma il grosso della banda riuscì a fuggire.
A severo monito dei briganti, l’arrestato, dopo l’accertamento dei suoi gravi e cruenti misfatti, fu impiccato, a furor di popolo, ad un ramo di un’imponente quercia situata press’a poco sulla sinistra del bivio antistante l’ingresso dell’attuale villa. Compagni del Crocco furono: il feroce e brutale Ninco Nanco, il Tortora, sorta di iena che si vantava di avere sgozzato con le sue mani ben più di cento, tra soldati e componenti della Guardia Nazionale e lo Schiavone, altro capobanda. Ai primi del 1864 fu inviato in Basilicata il Gen. Pallavicini, che con ferrea risolutezza, sgominò la banda. Nell’Agosto dello stesso anno il Crocco, con pochi fidi, abbandonava definitivamente la Basilicata.
Per gli anni a venire, Garaguso ed i paesi vicini non dovettero più sottostare alle angherie dei briganti.
Testo tratto dal volume: Un Medico nel Palazzo di Vito Umberto Moles